Occhi aperti su inflazione Usa: è determinante per mosse sui tassi. Domani tocca alla BCE : il consenso vede taglio tassi di -0,25%. Harris ha leggermente prevalso nel confronto “face to face” con Trump. Profit warning di BMW: l’industria dell’auto tedesca è in crisi.
In attesa della riunione della Banca centrale Europea di giovedì 12 e dei dati in uscita tra oggi e domani sull’inflazione negli Usa, particolarmente importanti nella prospettiva dell’imminente meeting (17 e 18 settembre) della Federal Reserve, le Borse europee hanno chiuso negative la seduta di ieri, martedì 10, appesantite dalle azioni del comparto auto dopo il profit warning di BMW.
Parigi ha perso -0,24%, Londra -0,78%, colpita dal calo dei titoli petroliferi, Francoforte -0,96%, complice il crollo oltre -10% dell’azione Bmw, Milano -1,12%, con le azioni bancarie peculiarmente deboli.
L’inflazione scende ed anche in fretta, in Germania: il -0,1% mensile di agosto, dopo il +0,3% di luglio, fa scendere la variazione annuale a +1,9%, in forte calo dal +2,3% del mese precedente ed al minimo da marzo 2021.
Peccato che in Germania l’attività industriale sia in regresso e che la crisi maggiore riguardi un pilastro del sistema economico, cioè l’industria automobilistica: ieri ll Consiglio di Amministrazione di Bmw ha rivisto al ribasso le stime sul 2024.
Ciò si deve "in parte ai venti contrari nel settore auto dovuti al blocco delle consegne" ed in parte agli interventi tecnici, da parte di un importante fornitore, sull'Ibs (sistema frenante integrato): le moniri vendite mondiali nella 2’ parte dell'anno", determineranno un "significativo calo dell'utile pre-tasse".
Tornando agli Usa, ieri Wall Street ha chiuso “mista” nell’attesa del dibattito Harris-Trump, che si è svolto oltre la fine degli scambi azionari: Dow Jones -0,23%, Nasdaq +0,84%, S&P500 +0,45%.
Certamente il calo del prezzo del petrolio, circa -20% negli ultimi 2 mesi, sta dando una mano al calo dell’inflazione, specie di quella “alla produzione” (PPI).
L'Opec (cartello dei maggiori produttori/esportatori mondiali) continua a prevedere un consumo mondiale in crescita nel 2024 e 2025, ma ha rivisto al ribasso le previsioni nel suo ultimo rapporto mensile: globalmente si consumeranno 104,2 milioni di barili/giorno nel 2024 (dai 104,2 precedentemente stimati), quando erano 102,2 nel 2023, per poi salire nel 2025 a 105,9 (la vacchia stima era 106,1).
Al di là delle piccole revisioni non si vedono “reali cali” nell’uso di petrolio che, insieme a gas e carbone, resta il maggior responsabile dell'aumento delle temperature globali.
I dati sull’inflazione Usa in uscita oggi e domani “ispireranno” le decisioni del FOMC, (braccio di politica monetaria della Federal Reserve) che, al termine della riunione di mercoledì 18 potrebbe varare un taglio di -25 o -50 bps del costo del denaro. Alla prospettiva di -50 bps il FedWatch Tool assegna 30% circa di probabilità.
Le stime di consenso vedono i prezzi al consumo negli Usa crescere +0,2% mese su mese, che significherebbe un calo al 2,6% del dato annuale, dal 2,9% di luglio. L’inflazione “core”, cioè depurata delle componenti volatili, è prevista stabile a 3,2%.
Nella analoga riunione di politica monetaria della Banca centrale Europea di domani, 12 settembre, potrebbe essere deciso un taglio dei tassi d’interesse di -25 bps.
Il dibattito di ieri sera tra i 2 candidati alla Presidenza Usa, Harris e Trump, sembra aver visto Harris primeggiare su diversi temi, e Trump costretto in più momenti “sulla difensiva”: secondo Predictit, le probabilità di vittoria della Harris sarebbero salite dal 53 al 56%.
Tuttavia dal confronto sono emerse poche informazioni specifiche sugli ambiti più sensibili per gli investitori finanziari, quali la riduzione del debito pubblico e le relazioni commerciali tra gli Usa, la Cina ed il resto del Mondo.
Regno Unito: una parziale delusione deriva dai dati sulla crescita economica che s’è fermata a luglio, mentre il consenso indicava una crescita di +0,2% mese su mese: il trend di “ristagno” era già emerso nel mese di giugno.
Le Borse europee stamane, 11 settembre, hanno aperto in lieve rialzo, in attesa dei dati sull'inflazione negli Usa ad agosto, e terminano la mattinata con progressi medi di +0,3%.
In Asia, sul mercato valutario, le aspettative di nuovi rialzi dei tassi d’interesse da parte della Bank of Japan alimentano il recupero dello Yen, +0,8% verso US$ a 141,2, e +0,6% verso Eur, a 156,1.
L’apprezzamento della valuta nipponica incide sulle azioni delle aziende esportatrici, contribuendo alla discesa di -1,5% dell’indice Nikkei. Negativi anche altri listini asiatici: Shanghai -0,8%, Hong Kong -0,7%, Seoul -1,0%.
Il prezzo dell'oro è in lieve ascesa a 2.525 Dollari/oncia, poco sotto i massimi assoluti di luglio: in recupero anche quello del petrolio, col Wti (West Texas Intermediate) che segna +0,5% a 69,5 Dollari/barile, vicino ai minimi da 3 anni.
In lieve rialzo il prezzo del gas naturale europeo sulla trading platform TTF di Amsterdam: +0,9% a 35,6 Eur/megawattora. La commissaria Ue per l'Energia, Kadri Simson afferma che l’Europa è “pronta a fare a meno del gas russo che transita “via Ukraina” e che vede Slovacchia, Austria, Ungheria ed Italia tra i maggiori Paesi serviti.
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