Le Borse non drammatizzano le mosse russe sulle province ribelli del Donbas. L’America annuncia sanzioni pesanti e “proporzionate”. Unione Europea solidale con Ucraina, ma divisa su entita’ sanzioni alla Russia! Congiuntura europea ancora espansiva: preoccupa l’inflazione galoppante.
Col tipico cinismo dei mercati finanziari nei momenti drammatici, ieri, 22 febbraio, le Borse europee, dopo un avvio in forte ribasso, hanno recuperato tutto il calo nel resto della seduta. Insomma, par di capire, se Mosca si limitasse a porre sotto la sua “protezione” le 2 province ribelli del Donbas, evitando escalation militari di piu’ vasta scala, le sanzioni alla Russia e le loro ricadute economiche sarebbero contenute.
Inoltre, dopo le sgradite novita’ di lunedi 21 sera, ieri si sono registrate dichiarazioni piu’ distensive del portavoce del Cremlino, compresa la conferma dell’apertura del Governo Russo ad una soluzione diplomatica della crisi ucraina e dei contrasti con Stati Uniti ed Europa.
Le variazioni degli indici azionari, a fine giornata, sono risultate contenute: Cac40 francese -0,01%, FtseMib italiano -0,02%, Dax tedesco -0,31%, Ibex spagnolo +0,06%, Ftse100 britannico +0,17%. Per la cronaca, Moex russo +1,58%, dopo -9% del giorno prima.
Wall Street, che “recuperava” la chiusura per festività di lunedi’ 21, ha registrato perdite pesanti, ancorche’ non drammatiche: Dow Jones -1,41%, Nasdaq -1,23%, S&P500 -1,02%: quest’ultimo ha perso il -10,2% dai massimi storici del 2 gennaio, entrando nella cosiddetta “correzione tecnica”.
Come in tutte le fasi turbolente delle relazioni internazionali, i prezzi delle materie prime energetiche sono schizzati alle stelle, in parallelo all’apprezzamento dei cosiddetti “beni rifugio”: nulla di sorprendente se si considera il peso della Russia sulle forniture globali di molte materie prime energetiche ed industriali.
Oltre a petrolio e gas naturale, anche nichel, rame, alluminio, palladio hanno registrato strappi al rialzo dei prezzi, solo in parte ridimensionati nel pomeriggio.
Sul fronte delle commodities energetiche e del gas in particolare, ha pesato l’annucio della Germania di voler congelare l’autorizzazioni alla messa in funzione del gasdotto Nord Stream 2, che porterebbe il gas russo in Germania, e da li’ in Europa occidentale, senza passare da Paesi Baltici, Bielorussia e Ucraina.
La presa di posizione del Governo tedesco ha prodotto l’effetto di un’impennata del prezzo del natural gas che sulla trading venue di Amsterdam ha guadagnato +9,8% a 79,7 Eur/MWh, comunque meno della metà rispetto al massimo di 174 del 21 dicembre.
Nella serata di ieri, 22 febbraio, l’Amministrazione Usa ha annunciato sanzioni contro la Russia, mettendo al bando l’operativita’ di due delle maggiori banche e sul debito sovrano russo.
Altre sanzioni riguardano singoli individui legati al Governo e le loro famiglie: le sanzioni saranno inasprite se Mosca estendera’ le sue azioni militari in Ucraina, e potranno riguardare l’export di tecnologia industriale, fondamentale per lo sfruttamento delle risorse naturali.
Anche l'Unione Europea varera’ sanzioni che colpiranno banche e capitali russi, specie quelle sospettate di finanziare i Governi delle auto-proclamate repubbliche secessioniste del Donbas. L’Europa, sembra di intuire, non potra’ essere troppo dura sulle sanzioni, che vanno decise all’unanimita’, data l’evidente "dipendenza" dal gas e dai metalli industriali russi.
L’imminente incontro tra Joe Biden e Vladimir Putin non ci sara’, almeno per ora, e questo si somma alla cancellazione dell’incontro tra il Segretario di Stato Usa Antony Blinken ed il Ministro degli esteri russo Sergey Lavrov, previsto per giovedi' 24. La via diplomatica sara’ riattivata solo in presenza di chiari segnali di "de-escalation" militare russa, ma intanto gli USA continueranno a fornire armi “difensive” all'Ucraina.
Sul versante “macro”, in Germania una gradita sorpresa e’ venuta dall'indice di fiducia IFO, tornato a salire in febbraio a 98,9 da 96 di gennaio, meglio del consenso. Il comparto dei servizi e’ in forte ripresa, grazie al ridimensionato allarme Covid-10, mentre l’attivita’ manufatturiera continua a godere di una domanda vivace, ma soffre di persistenti colli di bottiglia sulla reperibilita’ di materie prime.
In Italia si segnala che l'inflazione al consumo (CPI) si conferma su livelli molto elevati a gennaio, +4,8% anno su anno, mentre i prezzi delle case negli Stati Uniti, misurati dall'indice S&P Case-Shiller, sono saliti +18,8% anno su anno a dicembre, sopra le attese degli analisti.
Venendo alla giornata di oggi, 23 febbraio, le borse dell’Asia-Pacifico confermano un sentiment piu’ costruttivo: Tokyo è chiusa per festivita’, ma il CSI300 di Shanghai&Shenzen segna +0,7%, il Kospi coreano +0,5%, e l’Hang-Seng di Hong Kong +0,6%, dopo che il Ministro delle Finanze Paul Chan ha annunciato un Piano di 170 miliardi di Dollari di Hong-Kong (USD 21,8 miliardi) a sostegno dell’economia.
Anche i listini europei, a fine mattinata, tentano il recupero, con rialzi attorno a +1% (ore 13.30 CET), in parallelo ai future su Wall Street, che anticipano aperture in rialzo tra il +0,5 e +0,9%.
Il prezzo del petrolio WTI (greggio di riferimento Usa) è in lieve calo a 91,6 Dollari/barile, dopo aver toccato 96 Dollari ieri mattina, quello dell’oro e’ poco sotto 1.900 Dollari/oncia, stabile.
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