Outlook mercati 2022

Il 2021 è stato un anno di forte crescita e i mercati azionari hanno beneficiato di una politica monetaria più che
accomodante con performance straordinarie.
Allo stesso tempo abbiamo visto la nascita di seri problemi come
le difficoltà di approvvigionamento e di risposta alla crescente domanda globale, l'inflazione e prezzi dell'energia cresciuti in maniera preoccupante, la diminuzione delle persone attive nel mercato del lavoro con aumento dei salari e la ripartenza dei contagi per la nuova variante: queste sono tutte variabili che impatteranno il 2022.

Lo scenario è radicalmente cambiato e le banche centrali vista la forte spinta nella crescita e nei prezzi hanno iniziato a ridurre i programmi di acquisto mensili con l'obiettivo di terminarli entro il Q1 2022 e con la prospettiva di rialzo dei tassi che per la Fed inizierebbe all'incirca verso la metà dell'anno ma non senza prima aver centrato gli obbiettivi del suo mandato cioè la piena occupazione( attualmente i disoccupati sono il 4,2% con un target pre-covid di 3,5-3,8 %) e un rientro dell'inflazione attorto al 2%, attualmente al 5,3% nell'ultima rilevazione
(ricordo che la Fed guarda il PCE e non il CPI).

La maggioranza delle proiezioni delle banche d'affari vede rendimenti positivi anche nel 2022 anche se più contenuti.
I target medi per Sp500 viaggiano poco sopra ai 5000 punti per cui parliamo di rendimenti del 6-7% e quelli più ottimisti si aspettano rendimenti ancora a doppia cifra.
Effettivamente fa notare qualche analista che nei due precedenti cicli di inasprimento di politica monetaria (2004-06, 2016-18) i primi interventi sui tassi sono stati assorbiti bene rispetto ai successivi con rendimenti medi attorno al 10 %, inoltre anche con dei tassi leggermente più alti, i rendimenti reali delle obbligazioni rimarrebbero comunque negativi costringendo gli investitori a non poter scegliere altrimenti se non l'azionario.

I mercati si aspettano nello scenario migliore una forte crescita soprattutto nella prima fase del 2022 con un rallentamento
dell'inflazione, comunque sostenuta ma a livelli più accettabili ( Le proiezioni del FOMC la vedono al 2,6%), un allentamento delle pressioni sulla supply chain e un mercato del lavoro in miglioramento con rientro dei lavoratori diventati inattivi con la pandemia.
Non manca il timore per una manovra sui tassi anticipata che causerebbe un rallentamento, soprattutto se l'inflazione si dimostrasse persistente.
Il mercato del lavoro giocherà un ruolo cruciale poichè i salari in netta crescita spinti dalla mancanza di personale, potrebbero alimentare i costi per le aziende che insieme all'aumento dei costi delle materie prime e ai problemi nelle catene di produzione potrebbero costringere la Fed ad evitare una spirale inflazionistica anticipando i tempi.

Vedremo quindi un 2022 fortemente legato alle dichiarazioni dei banchieri centrali e ai dati sull'inflazione su cui si giocheranno la credibilità.
Sugli altri asset si nota incertezza, con il rendimento del decennale americano per niente brillante sull'1,50 %, un oro che fa fatica a salire probabilmente sinonimo della fiducia di un rientro dell'inflazione nonostante però i tassi reali siano negativi e per questo le prospettive rimangono comunque positive.
Nasdaq invece è quello che più teme un rialzo ed infatti rimane dietro rispetto al Dow ed Sp500 che invece aggiornano i massimi storici, anche per il fatto che ha corso tantissimo durante la ripresa e gli investitori per il nuovo anno potrebbero preferire titoli value e settori più tradizionali come il finanziario che beneficerebbe dal rialzo dei tassi e consumer staples vista la crescita e l'inflazione sostenuta.
Il 2022 si prospetta turbolento ma potrebbe regalare occasioni interessanti in caso di storni o mercato laterale.
Allacciare le cinture !!
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